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Una lontana memoria familiare da poco rivelata sulla morte di Terenzio Grossi, brigante attivo negli anni dell’Unità d’Italia (1860-1862), è alla base del presente lavoro. Essa, sepolta nel silenzio domestico per oltre un secolo, offre una versione radicalmente dissonante rispetto alla vulgata sulla fine violenta che gli toccò in sorte. A quel racconto, a sorreggerne gli inediti e sorprendenti contenuti, si è affiancata l’esegesi di carte che, quando attendibili, non ebbero sviluppi di sorta, e quando fitte di menzogne, godettero di una inattaccabile credibilità. Ora, rilette alla luce del racconto tramandato oralmente, esse mostrano come la verità di allora ebbe molto a che fare con necessità processuali e convenienze di parte e poco a che spartire con la veridicità dei fatti. In un salutare e risarcitorio gioco del destino, quegli ingialliti documenti ci consegnano la rude umanità, impressa in gesti aspri e generosi, di colui, Sante Frontini, che non abdicò mai ai doveri dell’amicizia. Prima che un’altra, contraffatta, ‘verità’ lo inchiodasse nella veste di proditorio assassino del suo capo.

Dettagli prodotto

  • Collana: narrativa

  • Lingua: Italiano

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