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Solo il caso fece in modo che Fabio Barbero, habitué dei contratti di lavoro a progetto, entrasse in polizia e diventasse il giovane commissario di un piccolo paese del Salento. Portò con sé le sue chitarre, le canzoni del Liga e la compagna di una vita: sua maestà l’ansia. Era ormai notte quando il ritrovamento di un cadavere all’interno di un sepolcro del VI secolo a.C. lo costrinse ad affrontare un’indagine per omicidio. Barbero fu risucchiato all’istante in una dimensione fatta di storia romana, personaggi degni di una farsa teatrale e, sullo sfondo, l’accademia universitaria con le sue logiche discutibili, concorsi pilotati, carriere programmate a tavolino. Cosa spinge un uomo ad uccidere? Come fare a distinguere un criminale da una persona onesta, e soprattutto, esistono zone d’ombra in ognuno di noi? Esistono forme intermedie di colpevolezza?
La ricerca delle ragioni profonde che sembrano guidare gli uomini nella scelta dei propri  comportamenti assilla il commissario, indirizzandolo quasi inconsapevolmente nelle indagini, sempre in compagnia dell’amica Marta e, ovviamente, del Liga.

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